Pensare all’occulto giudizio di Dio, per non insuperbirci del bene – 2P – Imitazione di Cristo – L III Cap. XIV


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Oh!, come devo essere conscio della mia
bassezza e della mia abiezione; e come
devo considerare un nulla quel poco di
bene che mi possa sembrare di aver fatto.

Con quale pienezza di sottomissione devo
accettare, o Signore, i tuoi profondi giudizi,
giacché mi trovo ad essere nient’altro che
nulla e poi nulla.

É cosa grande, invalicabile, questo riscontrare
che di mio non c’è assolutamente niente. Dove
mai si nasconde la mia boria, dove finisce la
sicurezza che riponevo nella mia virtù. Ogni mia
vuota vanteria è inghiottita nella profondità dei
tuoi giudizi sopra di me.

Che cosa mai è l’uomo di fronte a te? Forse che
la creta può vantarsi nei confronti di colui che la
plasma? (cfr. Is 45,9). Come può gonfiarsi, con
vane parole, colui che, in verità, nell’intimo è
soggetto a Dio?

Neppure il mondo intero lo potrebbe far montare
in superbia, poiché la Verità stessa lo ha soggiogato.
Neppure un elogio da parte di tutti gli uomini lo
potrebbe smuovere, poiché ha posto interamente la
sua speranza in Dio: infatti, quelli che fanno tanti elogi,
ecco, non sono che nulla, e scompariranno con il suono
delle loro parole.

Mentre la “parola del Signore resta in eterno” (Sal 116,2).

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Artista: http://audionautix.com/

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Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore!