Riconoscere la propria debolezza e la miseria di questa nostra vita – 2P – Imitazione di Cristo – L III Cap. XX


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Ahimé!, quale è questa vita, dove non mancano
tribolazioni e miserie; dove tutto è pieno di agguati
e di nemici! Ché, se scompare un’afflizione o una
tentazione, una altra ne viene; anzi, mentre ancora
dura una lotta, ne sopraggiungono molte altre, e
insospettate.

Ora, come si può amare una vita così soggetta a
disgrazie e a miserie? Di più, come si può chiamare
vita questa, se da essa procedono tante morti e
calamità?

E invece la si ama e molta gente va cercando in
essa la propria gioia. Il mondo viene sovente
accusato di essere ingannevole e vano; ma non
per questo viene facilmente abbandonato, perché
troppo prevalgono le brame terrene.

Altro è ciò che induce ad amare il mondo; altro è
ciò che induce a condannarlo. Inducono ad amarlo
il desiderio dell’uomo carnale, “il desiderio degli
occhi e la superbia della vita” (1 Gv 2,16); inducono
invece ad odiarlo e ad esserne disgustato le pene
e le sofferenze che giustamente conseguono a quei
desideri perversi.

E tuttavia – tristissima cosa – i piaceri malvagi hanno
il sopravvento in coloro che hanno l’animo rivolto al
mondo, e “considerano gioia lo stare tra le spine”
(Gb 30,7); incapaci, come sono, di vedere e di gustare
la soavità di Dio e l’intima bellezza della virtù.

Quelli invece che disprezzano totalmente il mondo, e
si sforzano di vivere per Dio in santa disciplina,
conoscono la divina dolcezza, che è stata promessa a
chi sa davvero rinunciare; essi comprendono appieno
quanto siano gravi gli errori e gli inganni del mondo.

Quiet di Audionautix è un brano autorizzato da Creative Commons Attribution (https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/)
Artista: http://audionautix.com/

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Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore!