Quando, dunque, Dio ti dà una consolazione
spirituale, accoglila con gratitudine. Ma
comprendi bene che si tratta di un dono che
ti viene da Dio, non di qualcosa che risponda
a un tuo merito.
Per tale dono non devi gonfiarti o esaltarti, né
presumere vanamente di te; al contrario, per
tale dono, devi farti più umile, più prudente
e più timorato in tutte le tue azioni, giacché
passerà quel momento e verrà poi la tentazione.
Quando poi ti sarà tolta quella consolazione,
non disperare subitamente, ma aspetta con
umiltà e pazienza di essere visitato dall’alto:
Dio può ridarti una consolazione più grande.
Non è, questa, cosa nuova né strana, per coloro
che conoscono la via di Dio; questo alterno ritmo
si ebbe frequentemente nei grandi santi e negli
antichi profeti.
Ecco la ragione per la quale, mentre la grazia
era presso di lui, quello esclamava: “Nella
pienezza dissi: così starò in eterno” (Sal 29,7);
poi, allontanatasi la grazia, avendo esperimentato
la sua interiore condizione, aggiungeva: “togliesti,
o Dio, da me la tua faccia e sono pieno di tristezza”
(Sal 29,8).
Tuttavia quegli frattanto non disperava, ma pregava
Iddio più insistentemente, dicendo: “A te, Signore,
innalzerò la mia voce, innalzerò la mia preghiera al
mio Dio”(Sal 29,9).
Ricavava alla fine il frutto della sua orazione, e
proclamava di essere stato esaudito, con queste
parole: “Il Signore mi udì ed ebbe misericordia
di me; il Signore è venuto in mio soccorso”
(Sal 29,11).
Come? “Mutasti – disse – il mio pianto in gioia, e
mi circondasti di letizia” (Sal 29,12). Poiché così
avvenne per i grandi santi, noi deboli e poveri,
non dobbiamo disperarci, se siamo ora ferventi,
ora tiepidi; ché lo spirito viene e se ne parte, a
suo piacimento.
É per questo che il santo Giobbe diceva: “Lo visiti
alla prima luce, ma tosto lo metti alla pr